
Sino a qualche decennio fa i disturbi legati all’utilizzo di supporti elettronici erano dovuti essenzialmente all’utilizzo di computer fissi e portatili durante l’attività lavorativa, favoriti dalla presenza di difetti visivi non o mal corretti da occhiali e lenti a contatto.
Attualmente il disagio visivo ed extra-visivo dipende anche dalle molte ore trascorse su televisione, smartphone, tablet ed e-readers, in aggiunta alla abituale attività lavorativa sui computer.
Oggigiorno si può ipotizzare che la popolazione giovanile, dai 20 ai 45 anni, spenda in media circa 10-12 ore al giorno davanti ai supporti elettronici. Ecco allora che nel 60-80% degli utenti può manifestarsi una sindrome, detta “astenopia” o Computer Vision Syndrome – CVS, la cui intensità varia da caso a caso. I disturbi astenopici, non sempre presenti contemporaneamente, possono essere di intensità variabile da individuo a individuo; essi sono solo in parte visivi, in quanto possono coesistere problematiche neurologiche, psicologiche e posturali.
Sintomi
più comuni della
Computer Vision
Syndrome
I disturbi insorgono dopo alcune ore davanti ai dispositivi, soprattutto se le condizioni ambientali non sono ergonomicamente corrette: riflessi sullo schermo o sul piano di lavoro, eccessiva o scarsa luminosità ambientale, sedia e scrivania di altezza non consona e che fanno assumere all’utente una postura scorretta.
Da non sottovalutare un altro aspetto: monitor obsoleti o deteriorati riducono la nitidezza dei caratteri di lettura; ciò comporta uno sforzo di messa a fuoco che accentua i disturbi visivi sopra illustrati.
La sindrome è in genere transitoria, e i disturbi si attenuano dopo qualche ora di riposo, passata a debita distanza dagli schermi.
La luce e il buio
La luce non è solo quella radiazione elettromagnetica che ci consente di utilizzae l’apparato visivo, ma interagisce anche con il nostro sistema psiche-soma (mente-corpo) attraverso il complesso sistema degli ormoni e dei neurotrasmettitori; in estrema sintesi, in presenza di luce si attivano ormoni quali la serotonina e il cortisolo, che sostengono rispettivamente il “buon umore” e la reattività fisica e mentale in relazione agli stimoli esterni. Al contrario, in assenza di luce la produzione di questi ormoni si riduce, mentre si incrementa quella di melatonina, una molecola che è al vertice di tutta la cascata ormonale e dei neurotrasmettitori. Essa favorisce il sonno e il conseguente recupero di energie fisiche e psichiche.
La luce del giorno è particolarmente carica di radiazione BLU (lunghezza d’onda: 380 – 500 nanometri), che si riduce alle basse luminanze, cioè dopo il tramonto. Conseguentemente, la luce blu predispone allo stato di veglia, mentre altre frequenze luminose facilitano il sonno e lo stato di rilassamento. La luce blu viene poco assorbita dalle strutture trasparenti dell’occhio (cornea, cristallino, umor acqueo e umor vitreo) raggiungendo così facilmente la retina dove viene assorbita dalla rodopsina, il pigmento visivo che interviene nel processo della visione. Per questo motivo recentemente la luce blu è stata indicata come il co-fattore più importante nel processo di degenerazione della retina tipico di alcune patologie molto diffuse, in particolar modo della degenerazione maculare senile; in estrema sintesi, la luce blu facilita l’invecchiamento precoce della retina nella sua zona più nobile e delicata, la macula.
I LED sono lampade a luce fredda che emettono luce blu in percentuali anche 10 volte maggiori rispetto alle lampade ad incandescenza. Televisori, smartphone, tablet e altri supporti elettronici sono dotati di tecnologia a led. L’utilizzo di supporti elettronici per molte ore al giorno moltiplica l’irradiazione di luce blu sull’individuo, in aggiunta a quella naturale nelle ore diurne; conseguentemente è maggiore il rischio di invecchiamento precoce della retina e di maculopatia.
I disturbi visivi sopra indicati sarebbero direttamente connessi all’ eccessiva esposizione alla luce blu per l’utilizzo intensivo degli schermi digitali. Inoltre l’utilizzo degli schermi a led durante le ore serali mantiene attiva la produzione di serotonina e cortisolo (e quindi lo stato di veglia), e contrasta la naturale predisposizione al sonno e al rallentamento delle attività psicofisiche nelle ore che precedono il sonno. La ridotta produzione di melatonina indotta dall’eccesso di luce blu comporta sonno frammentato, agitazione, ansia e tutti quei disturbi che abbiamo precedentemente definito “neurologici e psicologici”, o “extra-visivi”.
Minimizzazione dei rischi da luce blu
Per ridurre il rischio del danno alla retina provocato dalla luce blu, l’unica soluzione è ridurre le ore di utilizzo dei supporti elettronici.
Per quanto riguarda invece la riduzione dei disturbi della Computer Vision Syndrome, oltre a ridurre le ore di esposizione agli schermi elettronici e ad effettuare pause di almeno un quarto d’ora in cui si devono distogliere gli occhi dall’impegno visivo da vicino (secondo l’ormai nota regola del 20-20-20: guardare lontano dal computer o dallo schermo ogni 20 minuti, mettere a fuoco un oggetto distante almeno 20 metri di distanza per almeno 20 secondi), occorre curare molto l’ergonomia della postazione di lavoro e di utilizzo, anche per svago, degli schermi digitali:
– Posizionare il monitor del PC a 90° rispetto alla finestra, in modo da evitare fastidiosi riflessi o abbagliamento diretto da luce solare, e ad almeno 50-60 cm dagli occhi. L’altezza del monitor deve essere corretta: il centro del monitor va posizionato leggermente più in basso rispetto agli occhi.
– Indossare occhiali che correggono i difetti visivi, se presenti, possibilmente dotati di lenti antiriflesso e con filtro per luce blu.
– Pulire frequentemente lo schermo, e sostituirlo se la nitidezza dei caratteri è compromessa dal deterioramento fisiologico del prodotto, o per lesioni della sua superficie.
– Evitare scrivanie con superfici lucide e riflettenti.
– La luce ambientale deve essere tenue e diffusa; nella stanza vanno evitati sia il buio che la luce molto intensa. Questo vale anche per chi utilizza smartphone e tablet a letto, un’abitudine non proprio sana: mai al buio, e meglio non dopo cena, per evitare che il ritmo sonno-veglia venga disturbato.
– Eventualmente dotarsi di lampade da tavolo che illuminino, senza generare riflessi, il materiale cartaceo che si consulta durante il lavoro al computer.
Da non sottovalutare anche la scelta della sedia, che non deve semplicemente essere comoda, ma anche ergonomica, al fine di assumere una posizione corretta, che riduca i sintomi di affaticamento del collo, delle braccia, delle spalle e della schiena.
L’ammiccamento è la rapida chiusura e riapertura delle palpebre necessaria per ridistribuire le lacrime sulla superficie oculare al fine di idratarla, ossigenarla e nutrirla. La frequenza abituale di ammiccamento è di circa 10 -12 movimenti al minuto. Davanti agli schermi digitali, la frequenza si riduce a 5-6 movimenti al minuto, generando così secchezza oculare, facilitata anche da condizioni ambientali sfavorevoli quali: umidità inferiore al 40%, polveri di vario genere (prodotte anche dalle stampanti) ed altri inquinanti ambientali, utilizzo di lenti a contatto. Per questi motivi durante l’esposizione agli schermi elettronici può essere utile instillare due – tre volte al giorno colliri a base di lacrime artificiali, possibilmente monodose o multidose senza conservanti.
Il ruolo dell’oculista, dell’ortottista e dell’ottico
La correzione dei difetti visivi con lenti da occhiale o a contatto, e delle anomalie motorie (strabismi conclamati o latenti, deficit di convergenza o di fusione) è il principale rimedio alla Computer Vision Syndrome. E’ quindi indispensabile verificare dall’oculista e dall’ortottista la presenza dei difetti sopra indicati. Per la correzione dei difetti visivi, l’industria ottica propone attualmente molte tipologie di lenti: multifocali tradizionali, multifocali “office”, trattamento antiriflesso, filtro blu, ecc. Per la correzione dei difetti motori sono molto utili gli esercizi ortottici, che l’ortottista suggerisce al paziente in caso di deficit della muscolatura dell’occhio.
In base alle esigenze occupazionali del paziente e alla tipologia di difetto visivo e/o motorio, la personalizzazione della correzione va attentamente studiata assieme all’oculista, all’ortottista e all’ottico, per poter così svolgere l’attività lavorativa e di svago in condizioni ottimali davanti a un display, e per molte ore al giorno.